Valle del Salso Shopping19 Gennaio alle ore 18:57

‘U zitamentu (il fidanzamento): una volta funzionava così

Un tempo, il fidanzamento in Sicilia era una tappa sociale, fatta di una serie di passaggi in cui gli ziti (i futuri sposi) non si potevano nemmeno sfiorare. Ecco come funzionavano i fidanzamenti di una volta.

Al sud il fidanzamento rappresentava simbolicamente il raggiungimento di una tappa importante nella società di qualche anno fa, voleva significare il passaggio a tutti gli effetti all’età adulta. Quando si era zitati ci si poteva concedere il lusso di ascoltare discorsi vietati fino a quel momento, essere trattati a tutti gli effetti da adulti. L’uomo poteva cominciare a pensare a come provvedere alla famiglia che di lì a poco avrebbe avuto e questo lo avrebbe riempito di orgoglio perché avrebbe adempiuto ad una delle tappe importanti della vita. E poi guai per la ragazza a non trovare lo zito, sarebbe costato un appellativo pesante che l’avrebbe apostrofata per tutta la sua vita come “zitella” o anche con un espressione che richiama la volgarità “taralla“. Molto spesso non avveniva direttamente, ma attraverso una persona in comune, un amico o un parente che faceva ‘u ruffiano, e permetteva l’approccio. Il ragazzo cominciava a “tastari u pusu” (letteralmente “tastare il polso”) cioè cercava di capire se anche la ragazza potesse essere interessata all’approccio e lo faceva cercando di passare davanti casa di lei o cercando di capirne i movimenti, seguendola, quasi come uno stalker, diremmo al giorno d’oggi. Se la ragazza ricambiava le attenzioni, gli sguardi, era fatta, mandava a dire attraverso ‘u ruffiano, ma a volte anche direttamente che pretendeva un incontro con i genitori di lei per formalizzare la conoscenza e “accasarsi”. Quando i genitori riconoscevano nel ragazzo (dopo aver preso varie informazioni) un “buon partito” per la figlia, stabilivano un incontro durante il quale avveniva una prima conoscenza e venivano spiegate le intenzioni dei futuri fidanzati. Successivamente i genitori di lei pretendevano un altro incontro più ufficiale. Lo zito a questo punto, prima della data dell’incontro ufficiale con i futuri suoceri, doveva munirsi di anello di fidanzamento che rappresentava la promessa di matrimonio nei confronti non solo della zita, ma anche dei suoceri, proprio così perché da quel momento in poi lo zitamento diventava una rapporto a 6: i 2 ziti e i 4 genitori. La storia dei due ziti aveva inizio! Tutto doveva essere sempre sotto la vigile attenzione dei genitori, soprattutto della madre della zita che sorvegliava affinché tutto andasse per il verso giusto! La donna, secondo il pensiero del tempo, aveva tutto da perdere: onore, reputazione e verginità. Tutto ciò doveva essere preservato fino al giorno del matrimonio. Come si può ben immaginare i due ziti non potevano uscire insieme da soli. Dovevano essere sempre accompagnati da un membro della famiglia di lei, un fratello, una sorella o addirittura dalla suocera che camminava dietro i due controllando che le mani stessero al loro posto! La famiglia della ragazza doveva provvedere alla dote casalinga, lenzuola, asciugamani, e a tutto il corredo per casa, che in parte era già stato comprato dalla famiglia di lei molto prima dello zitamento (talvolta già dai primissimi anni di età della futura sposa). La famiglia di lui o anche lo zito, qualora ne avesse avuto le possibilità economiche, doveva provvedere all’affitto o acquisto della casa e al mantenimento della famiglia futura, perché la donna non doveva lavorare, in quanto ritenuto inappropriato, ma doveva essere dedita, dopo il matrimonio, alla casa e alla famiglia. https://www.valledelsalsoshopping.it/

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